
Il Comitato promotore
Il Comitato promotore nazionale per la proposta di Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero – Zero Waste è oggi composto da oltre centocinquanta organizzazioni in tutte le regioni italiane, con associazioni nazionali importanti, come ISDE Italia, ARCI nazionale, Rete Zero Waste Italy (a servizio dei Comuni e dei comitati Rifiuti Zero locali) – Associazione Comuni Virtuosi (che rappresenta quasi un centinaio di Comuni italiani) – ANPAS (Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze) – ATTAC Italia e Re:Common (reti alternative al liberismo), ed altre Reti e Coordinamenti regionali, Comitati ed Associazioni locali che insieme hanno costituito il primo nucleo titolare della proposta di Legge stessa.
Siamo partiti a giugno 2012 da una proposta in cui si prende atto che per raggiungere l’obiettivo Rifiuti Zero al 2020 occorre cambiare profondamente la Legge Nazionale in vigore per la gestione dei rifiuti (Testo Unico Legge n° 152/2006 e successive modifiche), sulla base delle indicazioni votate nella recente Risoluzione del Parlamento Europeo di maggio 2012 che prevede la chiusura di inceneritori e discariche in Europa entro il 2020.
La bozza è stata ulteriormente elaborata ed arricchita nei 2 Tavoli nazionali a settembre 2012 e a dicembre 2012 ; a breve si procederà alla raccolta firme in tutto il territorio nazionale, con la successiva presentazione in Cassazione.
Da dove veniamo
La vertenza nazionale ha origini lontane che partono già prima del 2007, quando si prese della necessità di una forte Rete Nazionale Rifiuti Zero per collegare le singole battaglie locali in diverse regioni a sostegno della chiusura e della non apertura di nuove discariche e di nuovi inceneritori di rifiuti e di avviare la Strategia Rifiuti Zero ideata e promossa da quindici anni dal prof. Paul Connett ed altri in tutto il mondo.
Oggi prendiamo atto che finalmente la Strategia Rifiuti Zero, che prevede l’introduzione della Raccolta differenziata “porta a porta” come il primo dei Dieci Passi verso Rifiuti Zero, inizia ad affermarsi nei primi cento Comuni italiani come l’unica alternativa ad un sistema di gestione dei rifiuti che ha prodotto danni enormi all’ambiente ed alla salute pubblica.
Ma il nostro principale ostacolo si chiama “Ciclo Integrato dei Rifiuti”, una norma contenuta nella Legge Nazionale citata per cui si prevede che il ciclo dei rifiuti debba partire dalla Raccolta differenziata e dal Riciclo e Recupero di materia ma insieme si sostiene la necessità di costruire inceneritori e discariche per distruggere la materia.
La Legge Nazionale vigente, recentemente aggiornata nel 2011 in recepimento della Direttiva Europea 98/2008, pur continuando a prevedere l’ordine di gerarchia nel corretto trattamento dei rifiuti, di fatto è largamente inapplicata in tutta Italia. Il motivo principale risiede nella storica ed illegale (almeno da dieci anni) pratica di mandare in discarica i rifiuti “talquali”, raccolti con i cassonetti stradali e sotterrati in megadiscariche senza nessun trattamento, che ha creato una ristrettissima lobby monopolistica che gestisce da decenni appalti per centinaia di milioni di euro.
Dal 1992 inoltre i vari Governi hanno previsto una illegittima incentivazione degli impianti di incenerimento, attraverso i famosi CIP6 prima ed i Certificati Verdi ora, che hanno prodotto il risultato di favorire la gestione della pura immondizia da cui tirare fuori un terzo di materiali combustibili sporchi da bruciare (il cosiddetto CDR fatto di carta e plastica) continuando a mandare i due terzi restanti ad alimentare vecchie e nuove discariche. Solo l’Italia incentiva l’incenerimento e per poterlo fare ha coniato il termine “termovalorizzatori”
Cosa vogliamo
Lo scopo della Legge Rifiuti Zero – Zero Waste è quindi di mettere al bando gli inceneritori di rifiuti e le megadiscariche di “talquale”, sulla base di una MORATORIA che preveda la sospensione delle autorizzazioni a tutti gli inceneritori in fase di avvio o di progettazione, la REVOCA degli incentivi all’incenerimento agli impianti che ne hanno già usufruito per cinque anni e la chiusura degli impianti più vecchi e pericolosi, la TASSAZIONE per quelli che rimarrebbero attivi ma che non sono classificabili come impianti di “recupero di energia”, e quindi in pratica IL BLOCCO AUTORIZZATIVO E LA DISINCENTIVAZIONE PER RENDERE NON COMPETITIVO L’INCENERIMENTO.
Con l’introduzione inoltre dei CERTIFICATI BIANCHI per l’industria del Riciclo e del Recupero si potrà dare avvio ad un grande Programma di RICONVERSIONE INDUSTRIALE, basato su un Patto tra istituzioni – imprenditori – comunità locali in cui si renda economicamente favorevole l’industria “pulita” ad impatto zero, socialmente produttivo un investimento della Tassazione sugli inceneritori con la produzione di venti volte l’occupazione locale del settore, determinante per la tutela del territorio e della salute pubblica l’avvio di un programma di bonifica con un serio monitoraggio abbinato ad una campagna di prevenzione e profilassi sanitaria.
Infine con l’introduzione del REATO di INQUINAMENTO AMBIENTALE si potrà iniziare a combattere la vera lotta alla criminalità organizzata ed agli imprenditori collusi, lotta rafforzata dall’introduzione dell’obbligo di TRATTARE ENTRO LA REGIONE I RIFIUTI SPECIALI E PERICOLOSI, stroncando il famigerato traffico dei TIR DEI VELENI che hanno consentito alle industrie del Nord di smaltire a poco prezzo scarti e sostanze chimiche che hanno avvelenato irrimediabilmente il Sud.
La mappa degli inceneritori in Italia
Documenti
Il testo della legge di iniziativa popolare
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Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare
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