Sblocca Italia, bruciare un milione di tonnellate di rifiuti (risorse!) in più all’anno

da | Lug 6, 2018 | #sbloccaitaliagameover | 0 commenti

La prima vittoria al TAR Lazio del 24 aprile scorso contro l’art. 35 ed il decreto attuativo dello Sblocca Italia (DPCM 10 agosto 2016) purtroppo si scontra ancora con la mancata sospensione del Decreto stesso da parte del TAR Lazio stesso nell’udienza di marzo 2017 nonostante la nostra specifica richiesta di fermare questo folle piano nazionale di incenerimento che riguarda sia i 40 inceneritori esistenti nel Nord ed i 5 esistenti ma ancora non autorizzati che gli 8 nuovi inceneritori previsti nel Centro Sud.
 
A tale proposito giova ricordare che il Decreto attuativo contiene già con il solo potenziamento al “massimo carico termico” dei 40 esistenti un aumento della quantità di materiali inceneriti pari a circa un milione di tonnellate annue, come testimoniano i Comuni in cui ricadono questi impianti tossici che verranno potenziati nonostante la presenza del raggiungimento di elevati livelli di raccolta differenziata come a Parma arrivata a circa l’ 80%, dato che i rifiuti da incenerire in base allo Sblocca Italia potranno provenire da qualsiasi regione italiana essendo decaduto il bacino regionale di conferimento.
 
Ovviamente l’obiettivo dello Sblocca Italia è soprattutto la torta dei contributi pubblici abbinati alla costruzione e gestione degli 8 nuovi inceneritori, prevista in circa 3 Miliardi di euro che molto probabilmente sarà accaparrata dalle quattro grandi Multi-utility che oggi gestiscono gli inceneritori italiani come HERA – IREN – A2A – ACEA, con tempi sinora prevedibili in almeno cinque anni quindi incompatibili con qualunque pretesa “emergenza rifiuti” in Italia.
 
Tutto ciò è esattamente l’opposto di quanto prevedono oggi le recenti quattro Direttive Europee del 30 maggio u.s. n. 849 – 850 – 851 – 852 (rifiuti elettronici – gestione discariche – gestione rifiuti – gestione imballaggi) che costituiscono e definiscono il pacchetto di Economia Circolare in cui la previsione è legata alla massimizzazione del “riciclo e del recupero di materia” ed al quasi azzeramento del conferimento in discarica (entro il 10% al 2035) e dell’incenerimento, in quanto processi di “distruzione di materia” in antitesi agli obiettivi citati.
 
La nostra richiesta al nuovo parlamento italiano ed al governo in carica, con una mozione per il ritiro del Decreto attuativo del 10 agosto 2016, è del tutto in linea con le recenti Direttive Europee e con le normative già vigenti da tempo, come ha rilevato lo stesso TAR Lazio nella sua Ordinanza di rinvio alla Corte di giustizia europea competente per dirimere il contrasto accertato tra lo Sblocca Italia e le Direttive Europee già vigenti sulla gestione corretta dei rifiuti 2008/98/CE e quella di recente adozione come la Direttiva rifiuti 2018/851/CE.
 
Massimo Piras
Coordinatore Movimento LRZ